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“Watchmen”: il monologo di un possibile Dio 2/3

Un orologio senza orologiaio.

Questa che segue, è la celebre frase di Albert Einstein che ha fornito lo spunto principale alla creazione del personaggio di Dottor Manhattan, ennesimo dio disposto al sacrificio per non interferire con l’operato dell’uomo.

La conquista dell’energia atomica ha cambiato tutto tranne il nostro modo di pensare… La soluzione a questo problema risiede nel cuore dell’umanità. Se solo lo avessi capito, avrei fatto l’orologiaio.

Un mondo che macina senza sosta ogni direzione alternativa, dove l’alterità va in frantumi come ogni tipo di legame umano da quale dio è governato? Con che spirito da reality si può assistere negando un’opera manutentoria alla propria creazione e, per quanto tempo un orologio va avanti senza orologiaio.

È una città fredda anche quando il sole è alto, lo sguardo cenere dei passanti fa tutt’uno col dio color ghiaccio che osserva e basta.

Il semi-dio Dottor Manhattan presente in “Watchmen” è una rielaborazione atomica di Jon Osterman, ex fisico nucleare in grado di modificare la realtà che lo circonda a livello subatomico. In seguito ad un incidente all’interno di un centro di ricerche sui campi intrinseci, Osterman sarà in grado di avere il controllo assoluto sulla materia ma non sugli uomini. Con il trascorrere degli anni comprenderà di aver perso ogni tipo di legame con gli essere umani, preferendo a loro il comportamento delle particelle elementari ed il mistero della vita. A quel punto gli uomini saranno soli e senza dio, l’uomo nuovo non ci vuole.

Monologo del Dottor Manhattan:

E’ il natale del 1963, Janey mi dice che ha paura ed è preoccupata, dice che sono come un Dio ora, le rispondo che non credo che ci sia un Dio, e se c’è non sono come lui, le dico che la voglio ancora e che la vorrò sempre, mentre le mento è il 4 settembre 1970.

Sono in una stanza piena di gente mascherata, una ragazza molto giovane mi guarda e sorride, è bella, dopo ogni lungo bacio lei me ne da’ uno più piccolo e più gentile sulle labbra; come una firma. Janey mi accusa di inseguire le ragazzine, scoppia in un pianto rabbioso chiedendomi se è perché lei sta invecchiando. E’ vero, invecchia palesemente giorno dopo giorno mentre io resto sempre uguale.

Preferisco il silenzio ora, sono stanco di questo mondo, di questa gente, di essere invischiato nel groviglio delle loro vite. Dicono di aver lavorato tanto per aver costruito il paradiso per poi scoprire che è popolato di orrori. Forse il mondo non viene creato, forse niente viene creato, un orologio senza orologiaio, è troppo tardi, è sempre stato e sarà sempre troppo tardi.

Come spesso accade nelle pagine della graphic novel ideata da Alan Moore, la verità è affidata alle parole del Comico, il vigilante più cinico e disi(co)lluso che dopo aver ucciso la compagna che portava in grembo suo figlio, riferendosi all’uomo blu dice:

Si, si, è vero. Una donna incinta. Le ho sparato. Bang. E la sai una cosa? Tu sei stato a guardare. Potevi trasformare il fucile in vapore o le pallottole in mercurio o la bottiglia in fiocchi di neve! Avresti potuto teletrasportarci entrambi in Australia… ma non hai mosso un dito! Non te ne frega niente degli esseri umani. Ti ho osservato.

L’unica presenza divina del pianeta Terra preferirà autoesiliarsi su Marte per creare una nuova razza, gli uomini sono troppo dediti all’utodistruzione ed al controllo del territorio per poter convivere con un dio che diventa strumento di potere per il domino del mondo.

Poniamo le domande sbagliate, rimedi inappropriati per le eventuali soluzioni. Viviamo l’assenza senza comprendere cosa manca, il crollo delle certezze delle fedi cieche ed assolute hanno sgretolato lo spirito degli uomini, come nell’universo di “Watchmen” non resta altro che reinventarsi un nuovo Dio-Pensiero-Complice-Chiesa, ma il timore è che possa essere giornaliero, settimanale; mai, che possa accompagnarci per un’intera esistenza.

A seguire, il monologo del Dottor Manhattan tratto da “Watchmen” di Zack Snyder.

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