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“La grande bellezza”

Per chi suona la campana, inizia un nuovo giorno, cosa ne farete? Sarà questo il vero incipit di “La grande bellezza”? Si balla, ci si mostra ma si è da soli, quadri danzanti ignari della grande bellezza.

Non occorre aver studiato la storia del cinema per amare il nuovo film Sorrentino, sarà sufficiente apprezzarne la danza, l’andatura e la goffaggine di ciò resta dell’uomo; in un mondo dove possono essere amati in egual misura Proust e Ammaniti. I paragoni con Fellini non ci stanno, Sorrentino è un autore che va per la sua strada, che poi il maestro Vitellone sia ispirazione, questa è un’altra storia, Fellini m’annoiava Sorrentino NO! L’incontro sulle scale con Fanny Ardant è pura poesia, il resto è vita.

Non vedo dediche particolari a Roma come dicono i più, ma spaccati di reale universale. Gli attori sono bravissimi, tutti in parte, ma Servillo inizia ad avere sempre la stessa faccia, l’espressione è la stessa che indossava la notte degli Oscar. Il suo personaggio-maschera è Gep Gambardella, era uno scrittore, il suo unico e famoso libro è uscito quarant’anni prima. Ora osserva definendosi il re dei mondani, giudica ma rimane in silenzio: parlato e creativo. L’accento è posto sull’uomo, forse sull’incapacità di vedere bellezza, di produrla o anche solo di custodirla.

Il film è stato aspramente criticato da tanti “intellettuali” romani, tutti incapaci di vedere al di là del proprio misero uccello, ripiegati su sé stessi in chissà quali mirabili imprese d’annunziane. Quando si è concentrati sulla propria “arte” risulta impropria l’altrui grandezza.

Nel film, la stessa vita che ha reso distaccato Gep, lo andrà a ridestare facendogli perdere i pezzi più importanti di un’intera esistenza, diventerà triste, forse è il momento di fare un’altra festa:

Perché i trenini che fanno alle mie feste sono i più belli di Roma. So belli perché non vanno da nessuna parte.

Proprio come chi vi partecipa.

Seguono altre citazioni dal film.

Ero destinato alla sensibilità, ero destinato a diventare uno scrittore, a diventare Gep Gambardella.

La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo con cose che non mi va di fare.

Non volevo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire.

Un amico ogni tanto ha il deve di far sentire l’altro amico un bambino.

La povertà non si racconta si vive.

  1. Adalgisio Pelompimpero Delle Grazie
    marzo 8, 2014 alle 11:23 am

    A queste feste romane vi partecipo volentieri, dal buffet puoi scegliere deliziose pietanze, e per quanto riguarda la grande bellezza, la patana non manca!

  2. Adalgisio Pelompimpero Delle Grazie
    marzo 8, 2014 alle 11:24 am

    Recensione da Oscar!

  3. Totano
    marzo 10, 2014 alle 11:43 am

    Bello il film, Garrone si conferma un grande regista ( grande la sua scena in Il DIVO dove i ragazzi sparano con i fucili vicino al lago). Questo film peró ha copiato un po l´altro regista famoso che ha fatto la dolce vita ( sorrentino).

  4. Mario
    marzo 10, 2014 alle 1:13 PM

    Ma da quanto Alan Sorrenti si è dato alla regia?

  5. Totano
    marzo 13, 2014 alle 9:45 am

    Ho letto che che Alan Sorrentino fará un remake di un film di Ninì Grassia, The Motorbike.

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