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Pier Paolo Pasolini: “La verità nascosta”

Come al solito la verità era sott’occhi. L’omicidio di Pier Paolo Pasolini potrebbe finalmente aver trovato una risposta definitiva, tutto è raccontato nel prossimo film di Federico Bruno “La verità nascosta”, che svela alcuni retroscena dell’ultimo anno di vita dell’intellettuale bolognese, la tesi perseguita da Bruno è la seguente:

Sergio Citti, “amico” di Pasolini, gravemente indebitato con Sergio Placidi (noto protettore di prostitute), contribuì a rubare le pellicole di “Salò” o le “120 giornate di Sodoma”, per ricattare il produttore Aurelio Grimaldi ed entrare in possesso del denaro sufficiente a pagare il debito contratto.

La notizia giunse ad alcuni uomini dei servizi segreti assidui frequentatori della sede del Msi, che a quel punto contattarono Pelosi (l’unico condannato per l’omicidio del poeta) al fine di condurre il poeta in una imboscata. Pasolini in realtà frequentava Pelosi già da cinque mesi, ignaro di tutto, si presentò all’appuntamento convinto di avere fra le mani una pista per tornare in possesso della pellicola perduta.

Con ogni probabilità, l’assassinio di Pasolini venne commissionato dall’enturage di Eugenio Cefis, l’allora presidente dell’Eni, in stretti rapporti con la Democrazia Cristiana e con i servizi segreti, l’obiettivo principale era quello di far tacere per sempre Pasolini, prossimo a svelare le lerce trame dell’Eni invischiata nella misteriosa morte di Enrico Mattei.

Non è un caso che subito dopo l’omicidio, sparì dall’abitazione di Pasolini quello che doveva essere il capitolo chiave di “Petrolio” (romanzo mai ultimato dall’autore), il capitolo in questione aveva come titolo “Lampi sull’Eni“: lo scritto mai reso pubblico, ma che alcuni anni dopo finì misteriosamente in possesso del senatore Marcello Dell’Utri, il cui padre fu uno stretto collaboratore di Cefis.

  1. Papalino Pizzarutti Scellammare
    novembre 12, 2013 alle 3:51 am

    Grande poeta ed eroe di un Italia che non c’è più!

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