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Lampi da Seattle

Una delle ultime apparizioni pubbliche di Layne Staley fu quanto di più tragico potessi affrontare a distanza, l’unplugged registrato dagli Alice in Chains negli studi di MTV era a tutti gli effetti il tappo sepolcrale di un’intera generazione; Layne era l’ultimo profeta allucinato della malinconica e piovosa Seattle.

Se il suicidio di Kurt Cobain (cantante e leader dei Nirvana)  simboleggiava per molti versi la fine del movimento conosciuto sotto la sigla No Global e derivati,  il ritrovamento di Layne Staley a due settimane di distanza dalla morte ne era l’epitaffio, qualcosa che avrebbe potuto riecheggiare in questo modo:

Non c’ero, ma nessuno se n’è accorto. Benvenuti nel mio mondo.

Ultimato il live di MTV andato in onda nel 1996,  iniziarono a circolare molte voci sulle condizioni di salute del cantante, una di queste raccontava di Staley costretto a sottoporsi  ad in intervento chirurgico alla mano in seguito ad un’infezione che per poco non causò l’amputazione di alcune dita. La voce in questione non fu mai confermata, l’unica cosa certa è che durante il concerto, il frontman non mostra praticamente mai la mano sinistra tenendola nascosta dietro la lunga manica della maglia nera.

Jerry Cantrell amico e fondatore del gruppo,  intervistato sull’argomento ha più volte dichiarato di aver provato di tutto, ma dopo la la morte della ragazza (Demri Lara Parrot), avvenuta proprio nel 1996 in seguito ad un’endocardite batterica provocata dalla tossicodipendenza, Staley non si era più ripreso, sprofondando in una depressione che lo aveva allontanato da tutto, anche dalla sua amata musica diventando sempre più schiavo dell’eroina.

Gli Alice in Chains nascono nel 1986 e a differenza di altri gruppi grunge della scena di Seattle, la formazione condotta dal il binomio Jerry Cantrell-Layne Staley si differenzia per la loro maggiore attitudine metal.

Traduzione in italiano di Nutshell tratta dall’album “Jar of flies” del 1994

Inseguiamo bugie stampate male
Fronteggiamo il sentiero del tempo
E combattiamo ancora
E combattiamo ancora
Questa battaglia tutti soli
Nessuno da piangere
Nessun posto da chiamare casa

Il mio regalo dell’ego è stuprato
La mia privacy è frugata
E ancora cerco
E ancora cerco
Ripeto nella mia mente
Se non posso essere solo
Preferirei essere morto

Layne Staley – Kirkland, 22 agosto 1967 – Seattle, 5 aprile 2002

  1. gennaio 2, 2011 alle 4:57 PM

    ancora mi vengono i brividi ad ascoltare le sue canzoni e mi ricordo quando 20enne aspettavo l’uscita degli album degli Alice…incredibile!

    • gennaio 2, 2011 alle 5:08 PM

      Si una voce da brividi hai ragione.

      • gennaio 2, 2011 alle 8:17 PM

        oltretutto ricordo una volta in preda alla nostalgia x quegli anni di aver cominciato a leggere report e biografie dei gruppi della “scena di Seattle” (anche un paio di documentari interessanti) e devo dire che ti descrivono un mondo che oggi sembra incredibile anche solo essere esistito (per non parlare della sua storia personale e della sua storia d’amore autodistruttiva come da migliore tradizione rock), comunque interessante! ciao!!

    • gennaio 3, 2011 alle 4:07 PM

      Si, il fermento di quegli anni era incredibile, decine di band invadevano Seattle e tutte avevano la possibilità di dare libero sfogo alla loro creatività, la città era piena di locali che offrivano a giovani band di suonare un po’ ovunque.

      C’è un film che ne descrive in parte l’atmosfera, si intitola “Singles” di Cameron Crowe, dove compaiono proprio gruppi come Alice in Chains, Parl Jam e Soundgarden. Non è un capolavoro, ma ogni tanto mi diverto a guardarlo per respirare proprio quel clima di ribellione che inizialmente sembrava in grado di arrivare ovunque, un saluto.

  2. Giovanni
    gennaio 2, 2011 alle 7:56 PM

    la morte di Layne Staley come fatto privato, un po’ come la musica della band in questione, intima, tormentata e seporcrale!
    “Sballarmi” combattendo!
    Quante droghe a scacciare quello che cazzo era e facesse. E’ di molto terapeutico drogarsi!?! Lo ha incontrato la depressione in questa vita come una vecchia amica , ma avvolte cagava speranze. Le parole dei suoi testi sono finemente insopportabili (non so se mi capite!). Aveva tante ombre nel suo corpo debilitato, ma viveva; poi ad un tratto non lo ha fatto piu’ e nessuno se ne accorto, solo le sue ombre, le sole ad accorgersene, quando l’hanno abbandonato per sempre. E’ di molto terapeutico drogarsi!?!

  3. Giovanni
    gennaio 3, 2011 alle 4:00 PM

    …conosco il film, conosco quella musica che e’ arrivata come un urlo a risvegliare e travolgere le menti di quella generazione sbandata che fu… Oggi e’ cambiato poco, ancora nuove generazioni cosi’ pericolosamente sbandate; ma una colonna sonora inadeguata quale requiem! Ricambio il saluto!

  4. Papalino Pizzarutti Scellammare
    gennaio 6, 2011 alle 9:31 PM

    Questo complesso beat degli inizi anni sessanta mi ha sempre emozionato. La mia prima schiacciata in una 126 sport l’ho fatta avendo come sfondo Forcella e la musica dei Beatles!!!! Momenti magichetti!!!!

    • gennaio 7, 2011 alle 5:00 PM

      beat… anni Sessanta? Credo che tu abbia commentato un altro post, in ogni caso mi fa davvero piacere sapere delle tue splendide esperienze passate.

      • gennaio 7, 2011 alle 6:56 PM

        I’m apologize!!!!
        Comunque colgo l’occasione per un saluti affettuoso e per dirle, caro signore, che vendo la mia mitica 126.
        Qualora fosse interessato mi invii una e-mail…e’ un auto in ottime condizioni, l’unico, ma ritengo trascurabile
        problemino e’ che puzza un po’.

        A presto!

  5. gennaio 7, 2011 alle 7:09 PM

    La ringrazio, ma amo così tanto cammnare a piedi che non vedo l’ora di consumare il prossimo paio di scarpe.

  6. Totano
    marzo 10, 2014 alle 2:29 PM

    Questi sono quel gruppo metal che copiavano i nirvana. Una musica da discoteca per ubriaconi del sabato sera.

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